O madre universal (Michel' Angelo Cancineo)

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  • (Posted 2020-03-02)  CPDL #57350:       
Editor: Willem Verkaik (submitted 2020-03-02).   Score information: Letter, 2 pages, 233 kB   Copyright: CPDL
Edition notes:

General Information

Title: O madre universal
Composer: Michel' Angelo Cancineo
Lyricist: Jacopo Sannazaro

Number of voices: 5vv   Voicing: SAATB
Genre: SecularMadrigal

Language: Italian
Instruments: A cappella

First published: 1590 in Il primo libro de madrigali à 4-6 et 8 voci, no. 16
Description: The third part of a Sestina entitled "Sincero solo". The other parts can be found at Il primo libro de madrigali à 4-6 et 8 voci (Michel' Angelo Cancineo)

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Original text and translations

Italian.png Italian text

Sincero solo

 Come notturno augel, nemico al sole,
Lasso vo io per luoghi oscuri e ri e foschi
Mentre scorgo il dì chiaro in su la terra;
Poi quando al mondo sopravien la sera
Non com’altri animai m’acqueta il sonno
Ma all'hor mi desto a pianger per le piagge.

 Se mai quest’occhi tra boschetti o piagge,
ove no splenda con suoi raggi il sole,
stanchi di lacrimar mi chiude il sonno,
visïon crude et error vani e foschi
m’attristan sì ch’io già pavento a sera,
per tema di dormir, gittarmi in terra.

 O madre universal, benigna Terra,
fia mai ch’io posi in qualche verdi piagge,
tal che m’addorma in quella ultima sera,
e non mi desti mai, per fin che ’l sole
vegna a mostrar sua luce agli occhi foschi
e mi risvegli da sì lungo sonno?

 Dal dì che gli occhi miei sbandiro il sonno
il letticciuol lasciai per starmi in terra,
i dì seren mi fur turbidi e foschi,
campi di stecchi le fiorite piagge;
tal che quando a’ mortali aggiorna il sole
a me si oscura in tenebrosa sera.

 Madonna (sua mercé) pur una sera
gioiosa e bella assai m’apparve in sonno
e rallegrò il mio cor, sì come il sole
suol dopo pioggia disgombrar la terra,
dicendo a me: - Vien, cogli a le mie piagge
qualche fioretto, e lascia gli antri foschi. –

 Fuggite omai, pensier noiosi e foschi,
che fatto avete a me sì lunga sera;
ch’io vo’ cercar le apriche e liete piagge,
prendendo in su l’erbetta un dolce sonno;
perché so ben ch’uom mai, fatto di terra,
più felice di me non vide il sole.

 Canzon, di sera in orïente il sole
vedrai, e me sotterra ai regni foschi,
prima che ’n queste piagge io prenda sonno.

Jacopo Sannazaro, from Arcadia